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Stagione di Prosa 2025/2026

prosa

Teatro D'Annunzio

Data di Pubblicazione

01 maggio 2024

Tipologia

News

Descrizione estesa

Abbonamento

Spettacoli

ALESSIO BONI, ANTONELLA ATTILI
liberamente ispirato all’Iliade di Omero
di Francesco Niccolini
regia Roberto Aldorasi, Alessio Boni e Marcello Prayer
e con Haroun Fall, Jun Ichikawa, Liliana Massari, Francesco Meoni,
Elena Nico, Marcello Prayer
scene Massimo Troncanetti - costumi Francesco Esposito
disegno luci Davide Scognamiglio - musiche Francesco Forni
creature e oggetti di scena Alberto Favretto, Marta Montevecchi, Raquel Silva
drammaturgia Roberto Aldorasi, Alessio Boni,
Francesco Niccolini, Marcello Prayer
coproduzione Nuovo Teatro, Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo, Fondazione Teatro della Toscana, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia


Iliade canta di un mondo in cui l’etica del successo non lascia spazio alla giustizia e gli uomini non decidono nulla, ma sono agiti dagli dèi in una lunga e terribile guerra senza vincitori né vinti. La coscienza e la scelta non sono ancora cose che riguardano gli umani: la civiltà dovrà attendere l’età della Tragedia per conoscere la responsabilità personale e tutto il peso della libertà da quegli dèi che sono causa di tutto ma non hanno colpa di nulla. In quel mondo arcaico dominato dalla forza, dal Fato ineluttabile e da dèi capricciosi non è difficile specchiarci e riconoscere il nostro: le nostre vite dominate dalla paura, dal desiderio di ricchezza, dall’ossessione del nemico, dai giochi di potere e da tutte le forze distruttive che ci sprofondano nell’irrazionale e rendono possibile la guerra.

ELISABETTA FEMIANO, DANILO PROIA, EMANUELE VEZZOLI
da “La Figlia di Iorio” di Gabriele D’Annunzio
adattamento e regia Danilo Proia
chitarra Simone Salvatori
sassofono Laura Venditti
scene Marco Leonzio - costumi Sara Giuliani
trucco Elisabetta Gruppuso - parrucco Simona Porceddu
grafica Marzio Termine
produzione Associazione culturale Multimedia Artisti Associati, Associazione Culturale Compagnia il Gruppo dell’Arte
In uno spazio post-moderno al termine di una festa pre-matrimoniale lo sposo rimane solo in una notte di luna piena. Frastornato dall’improvviso mutamento di atmosfera i versi dannunziani lo proiettano in una dimensione di sogno. Intorno a lui frammenti di musica, voci, presenze lo rendono protagonista e non più spettatore. Musica e versi lo travolgono vorticosamente, realizzando una mirabile consonanza tra realtà e immaginazione. Ed è qui che irrompono con forza il testo ‘’La Figlia di Iorio’’ e la sapiente e pura forma creativa della musica jazz. In una sorta di iniziazione di sapore misterico l’uomo vivrà un intenso viaggio di conoscenza. Al primo sorgere del sole si troverà di nuovo solo. Rotti gli schemi, può finalmente diventare il poeta della sua stessa vita celebrando così un nuovo battesimo.

 

DANIELE PECCI, LAURA MARINONI
scene Carmelo Giammello
costumi Alessandro Lai
musiche originali Patrizio Maria D’artista
regia Daniele Pecci
Macbeth è una fra le più note tragedie shakespeariane. Essa drammatizza i catastrofici effetti fisici e psichici della ricerca del potere per il proprio interesse personale Nelle sue note di regia Daniele Pecci, che è alla sua seconda avventura shakespeariana dopo “Amleto” ci racconta il suo pensiero: “Ciò che è fatto, non si può disfare”, perché l’atto stabilisce un punto di non ritorno. Questo accade nel Macbeth: una volta entrati nel sangue bisogna per forza proseguire in una spirale omicidiaria che non può avere fine. E’ un incubo dal quale ci si vorrebbe svegliare, ma ad un certo punto diventa difficile districarsi fra stato di veglia e sonno. Nella più esoterica delle tragedie shakespeariane il “viaggio” non può che essere all’interno della mente, dell’inconscio, del sogno del protagonista. Desolate lande metafisiche, tramonti surreali di sangue, paesaggi distorti, deformati dal sogno, saranno il tentativo di un’indagine sulla natura omicida dell’uomo. Daniele Pecci affronta questo testo sia come regista che come attore con Laura Marinoni nel ruolo di Lady Macbeth

IRENE FERRI, EMILIO SOLFRIZZI
di W. D. Home e M. G. Sauvajon
regia Claudio Greg Gregori
e con Ruben Rigillo, Beatrice Schiaffino, Antonella Piccolo
coproduzione Compagnia Moliere e Teatro stabile di Verona
scene Fabiana di Marco
costumi Alessandra Benaduce
disegno luci Massimo Gresia
“L’Anatra all’Arancia” è un classico feuilleton dove i personaggi si muovono algidi ed eleganti su una scacchiera irta di trabocchetti. Ogni mossa dei protagonisti, però, ne rivela le emozioni, le mette a nudo a poco a poco e il cinismo lascia il passo ai timori, all’acredine, alla rivalità, alla gelosia; in una parola all’Amore, poiché è di questo che si parla. “L’Anatra all’Arancia” è una commedia che ti afferra immediatamente e ti trascina nel suo vortice di battute sagaci, solo apparentemente casuali, perché tutto è architettato come una partita a scacchi. La trasformazione dei personaggi avviene morbida, grazie a una regia che la modella con cromatismi e movimenti talvolta sinuosi, talvolta repentini, ma sempre nel rispetto di un racconto sofisticato in cui le meschinità dell’animo umano ci servano a sorridere, ma anche a suggerirci il modo di sbarazzarsene.

MELANIA MACCAFERRI, MARTA JACQUIER, ELISABETTA ANELLA
di Letizia Russo
regia Clemente Pernarella
musiche eseguite dal vivo Stefano Switala
movimenti di scena Barbara Altissimo
disegno luci Gianluca Cappelletti
produzione Effimera Teatro, Lestra
Ispirato a The black Cat- il Gatto Nero di Edgar Allan Poe
“Immagine immaginazione ecco cosa ero io per te”. Un gatto destinato a soccombere che non riesce a percepire fino in fondo l’altro, colui che ha causato il suo male, come carnefice. Un gatto disposto a leggere la violenza come forma d’affetto. Nel racconto di Poe è il protagonista precipita in un inferno di dissoluzione e dolore, a quel punto il suo amato gatto diviene l’oggetto della sua rabbia, lo strumento della sua rivalsa. Nel lavoro della Russo la storia è raccontata dal punto di vista del gatto che ama, per ragioni semplici, subisce violenze ed angherie convinto che non siano prodotte dalla malvagità. Si delinea il racconto di una relazione affettiva deviata, l’analisi cruda di un rapporto di subalternità tossico e pericoloso.

LUCA BIZZARRI, FRANCESCO MONTANARI,
DAVID SEBASTI, MAURO MARINO, LUIGI COSIMELLI
testo e regia Davide Sacco
scene Luigi Sacco - costumi Annamaria Morelli
luci Luigi Della Monica- musiche Davide Cavuti
aiuto regia Claudia Grassi - amministratore di compagnia Luigi Cosimelli
produzione Ente Teatro Cronaca. LVF – Teatro Manini di Narni
La morte improvvisa del re d’Inghilterra mostra tutta la debolezza della monarchia quando la corona finisce nelle mani del principe ereditario, un ragazzo sciocco e sprovveduto. Tra il potere e il nuovo re, un medico veterinario pronto a cogliere un’occasione che forse, poi, non si rivelerà tale.
Il re d’Inghilterra muore all’improvviso durante l’inaugurazione di un albergo in Scozia. Fuori, il temporale impedisce al medico di palazzo per arrivare a constatare il decesso. Tale compito viene assegnato all’unico medico presente presso la struttura, ma il caso vuole che sia un veterinario, specializzato in maiali. Il veterinario capisce che il re non è morto d’infarto come i consiglieri vogliono far credere, ma sta al gioco. Nel frattempo, arriva in albergo il principe ereditario, un giovane scialbo e, a suo stesso dire, stupido, vestito da nazista perché stava partecipando a una festa a tema durante il gay pride.Il principe chiede di rimanere solo con il medico. Deve preparare il suo primo discorso alla nazione e non sa dove mettere le mani. Il veterinario capisce che ha un’opportunità, ma deve giocarsi bene le sue carte...

MORRIS SARRA
di Sergio Blanco
produzione Latitudine Teatro
titolare in esclusiva per l’Italia dei diritti sul testo fino al 2026
testo Sergio Blanco - traduzione Angelo Savelli
disegno luci Gianluca Cappelletti - costumi Anna Coluccia
assistente alla regia Fabio Sinnona - segreteria Alessandra Gianolla
fotografo di scena Fabio Zazzaretta
regia Stefano Furlan
É un monologo intenso che racconta la vita di Alex, un giovane prostituto ai margini della città, intrappolato in una rete di desiderio, violenza e criminalità. La sua moto sportiva, simbolo del sogno di libertà, rappresenta un’ambizione inafferrabile, l’illusione di poter fuggire da una realtà difficile e dolorosa. Il legame ambiguo con un cliente misterioso, chiamato “il francese”, trascina Alex in una spirale di incontri erotici e violenti, dove il desiderio si mescola al pericolo e l’ingenuità alla disperazione. Una storia che esplora i confini della marginalità e il bisogno, spesso ingenuo, di riscatto.
L’allestimento si concentra su una rappresentazione essenziale, capace di evocare il mondo interiore del protagonista senza cedere al naturalismo. La moto, elemento chiave dell’immaginario di Alex, non è ricreata in modo realistico, ma frammentata in simboli scenici che suggeriscono un desiderio mai realizzato.

Ballata per tre uomini e una donna
MADDALENA CRIPPA, MAXIMILIAN NISI,
MARIO INCUDINE, ADRIANO GIRALDI
tratto da “La Cotogna di Istanbul” di Paolo Rumiz, ed. Feltrinelli
di Alberto Bassetti
scene e costumi Andrea Stanisci - disegno luci Eva Bruno
musiche originali di Mario Incudine - assistente alla regia Tommaso Garrè
regia Alessio Pizzech
produzione La Contrada Teatro Stabile di Trieste e Arca Azzurra
Un sogno a Istanbul racconta di Max e Maša, e del loro amore. Maximilian von Altenberg, ingegnere austriaco, viene mandato a Sarajevo per un sopralluogo nell’inverno del ’97. Un amico gli presenta la misteriosa Maša Dizdarević, “occhio tartaro e femori lunghi”, austera e selvaggia, splendida e inaccessibile, vedova e divorziata, due figlie che vivono lontane da lei. Scatta qualcosa. Un’attrazione potente che però non ha il tempo di concretizzarsi. Max torna in patria e, per quanto faccia, prima di ritrovarla passano tre anni. Sono i tre anni fatidici di cui parlava “La Gialla Cotogna di Istanbul”, la canzone d’amore che Maša gli ha cantato. Maša ora è malata, ma l’amore finalmente si accende. Da lì in poi si leva un vento che muove le anime e i sensi, che strappa lacrime e sogni. Da lì in poi comincia un’avventura che porta Max nei luoghi magici di Maša, in un viaggio che è rito, scoperta e resurrezione.

MARIAGRAZIA CUCINOTTA, PINO QUARTULLO
di David Tristram
regia Marco Rampoldi
e con Gianmarco Pozzoli, Giorgio Verduci, Roberta Petrozzi
e la partecipazione di Alessandra Faiella
co-produzione CMC/Nidodiragno e Rara
Edward, scrittore di teatro in crisi, non ha superato la morte della moglie, ma proprio quando sembra affacciarsi una nuova possibilità (quella di Glenda, giovane affascinante attrice) come un novello Amleto, riceve la visita dello spirito della moglie morte, Ruby. Questa non si presenta in modo molto shakespeariano, al contrario: ha conservato i modi burberi, schietti, il cinismo e l’arroganza di quand’era viva. Inoltre è tornata dall’aldilà per una grande confessione: non è morta per aver accidentalmente mischiato cocktail e droghe, ma è stata assassinata ed Edward deve aiutarla a scoprire chi è stato!... La moglie fantasma è un mix di Spirito allegro e Amleto. La figura di Ruby è esilarante, un fantasma molto distante dai soliti cliché. E il giallo riserva delle belle sorprese, con l’entrata in scena nel secondo atto di vari personaggi per arrivare poi a un finale con un colpo di scena... e che, naturalmente, scatena l’ilarità. David Tristram si supera in una commedia divertente, piena di ironia, giochi di parole e di godibili rimandi al grande bardo. Mariagrazia Cucinotta torna al suo amore per il teatro in una commedia di grande successo all’estero, affiancata da un talento come Pino Quartullo, tra gli attori più amati del panorama italiano, per la direzione di Marco Rampoldi, firma da anni impegnata nelle edizione di preziosi testi ancora sconosciuti in Italia. La sfida è intrigante...

MILENA VUKOTIC, SALVATORE MARINO, MAXIMILIAN NISI
di Alfred Uhry
adattamento di Mario Scaletta
regia Guglielmo Ferro
La bravissima Milena Vukotic dà vita all’anziana Daisy in una storia delicata e divertente capace di raccontare con umorismo un tema complesso come quello del razzismo dell’ America del dopoguerra. Daisy, anziana maestra in pensione è una ricca signora ebrea che vuole apparire povera, dal piglio forte: ironica, diretta, scontrosa, capricciosa e avara. È vitale ed indipendente nonostante l’età ed è assolutamente mal disposta verso la decisione presa dal figlio. Boolie di assumere un autista. Daisy non vuole in casa qualcuno che tocchi le sue cose, che la privi del gusto di guidare, che la faccia vedere in giro accompagnata da uno chauffeur, come una donna ricca. Per fortuna Hoke, l’autista di colore affezionato e analfabeta è paziente e capace di sopportare tutte le stranezze di Daisy e rimanere dignitosamente in disparte. Giorno dopo giorno,la diffidenza iniziale lascia il posto a un rapporto fatto di battibecchi e battute pungenti che cela in realtà un affetto profondo. In fondo A Spasso con Daisy non è che questo: la storia di un’amicizia profonda nata nonostante i pregiudizi e le classi sociali. Emozionarsi non è mai stato così divertente.

Abbonamenti e biglietti

RINNOVO ABBONAMENTI:
dal 15 luglio al 31 luglio
NUOVI ABBONAMENTI:
dal 1 agosto al 9 agosto e dal 26 agosto al 27 settembre
Platea:
Intero € 240 | Ridotto over 65 € 220
Palchi platea, I Galleria, Palchi galleria I ord:
Intero € 220 | Ridotto over 65 € 200 | Ridotto under 35 € 150
Galleria, Palchi galleria II ord:
Intero € 190 | Ridotto over 65 € 180 | Ridotto under 35 € 80

 

IN VENDITA:
dal 30 settembre
Platea:
Intero € 27 + d.p. | Ridotto over 65 € 25 + d.p.
Ridotto promo abbonati danza e musica: € 23 + d.p.
Palchi platea, I Galleria, Palchi galleria I ord:
Intero € 25+ d.p. | Ridotto over 65 € 23+ d.p.
Ridotto promo abbonati danza e musica: € 21 + d.p.
Ridotto under 35: € 17 + d.p.
II Galleria, Palchi galleria II ord:
Intero € 22 + d.p. | Ridotto over 65 € 20+ d.p.
Ridotto promo abbonati danza e musica: € 18 + d.p.
Ridotto under 35: € 10 + d.p.

Ultima modifica: mercoledì, 16 luglio 2025

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