I Patti di collaborazione sono un vero e proprio “contratto” in cui è sempre presente l’Amministrazione con i suoi impegni e le sue responsabilità insieme agli impegni e alle responsabilità del proponente, che può essere sia singolo sia associato in forma spontanea (raggruppamento di persone con un referente) o in forma stabile (es. associazione).
Possono essere semplici o complessi
Il Patto di collaborazione definisce in particolare:
– gli obiettivi
– la durata;
– le modalità di azione e il ruolo e gli impegni, anche economici, dei soggetti coinvolti;
– le modalità di fruizione;
– la cabina di regia o il comitato di indirizzo e le eventuali consultazioni, assemblee o altri processi di partecipazione;
– il monitoraggio e la valutazione;
– la pubblicità del Patto e la documentazione delle azioni realizzate, del monitoraggio e della valutazione, della rendicontazione delle risorse utilizzate e della misurazione dei risultati prodotti;
– l’eventuale coinvolgimento del personale comunale, la gestione delle controversie che possano insorgere durante la collaborazione stessa e le sanzioni per l’inosservanza delle clausole del Patto da parte di entrambi i contraenti;
– le cause e le modalità di esclusione;
– le conseguenze di eventuali danni occorsi a persone o cose;
– le modalità per l’adeguamento e le modifiche degli interventi concordati.
Quanto dura un Patto di collaborazione?
La durata deve essere stabilita nella redazione del Patto. Ma tendenzialmente i tempi sono brevi, finalizzati al raggiungimento degli scopi, tra i quali il prioritario rimane la conoscenza reciproca, l’inclusività, l’innovazione attraverso il confronto e la sperimentazione.
La durata del Patto di Collaborazione per la Rigenerazione o la Gestione in Forma Condivisa di Immobili non supera normalmente i cinque anni. Periodi più lunghi possono eventualmente essere pattuiti in considerazione del particolare impegno finanziario richiesto per opere di recupero
edilizio del bene Immobile.
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