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ITINERARI: cercando la città

Partendo dalla nuova stazione delle Autolinee, un altro percorso, questa volta anulare, permette di individuare quei punti della città dove è avvenuta la saldatura tra il vecchio centro e il suo ampliamento. Il quartiere delle Case Popolari, attraversato da via Romagnoli, esprime nella sua forma e nella tipologia degli edifici l’interpretazione severa e rarefatta del razionalismo, data dall’arch. G.Nicolosi (1901-1981) in questo intervento del 1934-36; con le case a corte, in linea, a ballatoio, verranno realizzati più di 500 alloggi. Il complesso, concepito come un quartiere autonomo rispetto al resto del disegno urbano, costituisce una piccola città nella città, essendo stato dotato di esercizi commerciali e di ampi cortili interni, che svolgono quasi la funzione di piazza; un forte riferimento è inoltre costituito dalla vicina Chiesa di S.Maria Goretti, realizzata dopo la guerra, decorata con i graffiti di M.Ferrazzi.

Presso la sede dello I.A.C.P. sono conservate all’interno e all’esterno opere in bronzo di Duilio Cambellotti.

Attraversando la circonvallazione e inoltrandosi nella città per via E.Filiberto, s’incontra l’area ora destinata a verde e a parcheggio, dove sorgevano ospedale e la Chiesa di S.Benedetto. Di tutto il complesso è rimasta solo la piccola Casa dei Cursori, con ingresso in via Rattazzi, ora sotto il vincolo di tutela dei Beni Culturali, in quanto è il più antico edificio rimasto del nucleo originario di Quadrato.

In piazza Celli, raggiungibile deviando a sinistra, al di là del parcheggio e in asse con via C.Battisti, si affaccia un altro edificio storico, la sede dell’ex O.M.N.I., piccolo e misurato intervento realizzato nel 1932, a due piani con il corpo scale sporgente; il terrazzo al primo piano interrompe e modera lo slancio della facciata, scandita da un alto portale di tufo e decorata con dei tondi simmetrici che rappresentano la maternità.

All’intersezione tra via C.Battisti e Corso della Repubblica si apre piazza Roma, sulla quale da un lato si affacciano gli edifici curvi della Questura e della sede dell’ENEL, dall’altro le case I.N.A. progettate dagli architetti G.Pediconi (1906) e M.Paniconi (1904-1975), in posizione più arretrata rispetto alla piazza e disposte specularmente ad angolo retto.

Realizzato alla fine degli anni ’30, l’intervento prevede su entrambi i lati una parte più alta rivestita in cortina, che fa fondale alla piazza, e una più bassa, ortogonale alla prima, con facciate intonacate e mosse da logge;  una pensilina collega i due corpi di fabbrica e permette di vedere il verde retrostante.

Nel clima autarchico, per risparmiare sul ferro, furono scelte soluzioni tradizionali per i solari dei primi tre piani, realizzati con volte a mattoni che, ermergendo in facciata, ne creano il ritmo, sottolineando ballatoi e aperture; anche la cornice della parte più alta, che nasconde i volumi tecnici, è alleggerita da un continuio alternarsi di vuoti e pieni. Percorrendo corso della Repubblica e deviando sulla circonvallazione a destra, si costeggia il giardino della sede del Consorzio di Bonifica con accesso da corso Matteotti (l’antico stradone del Principe). L’interessante edificio, che sorgeva quasi di fronte alla Casa del Contadino (demolita per la costruzione del grattacielo Pennacchi), espone sotto la copertura dell’atrio, svuotato in angolo a tutta altezza, un rilievo verticale che registra lo stato della Bonifica Integrale al 1937.

Proseguendo per Corso Matteotti, a sinistra ci si immette su via A.Diaz che porta in piazza della Libertà, quella che in maniera più significativa rappresenta per la sua monumentalità le nuove ambizioni del Capoluogo, espresse dal Piano Regolatore e di Ampliamento del 1935.

Sulla piazza rettangolare si affaccia il Palazzo del Governo, scandito da un ordine gigante di archi e pilastri, il cui corpo centrale, rivestito in travertino, avanza sulla piazza rispetto al resto del volume, rivestito in cortina, mettendo in risalto le opere d’arte: iscrizioni con testi di Plinio il Vecchio e di Mussolini, stemmi, sculture allegoriche e un fregio in marmo verde, di Francesco Barbieri, che corre lungo il balcone e rappresenta le divinità Cerere, Igea e Minerva, e le allegorie della guerra e della bonifica. All’interno, nella sala della Consulta che affaccia su questo balcone, è conservato il ciclo pittorico di D.Cambellotti, “La conquista della terra”. Gli alberi degli spazi verdi retrostanti il Palazzo del Governo e le case I.N.A., anticipano il verde più esteso del parco pubblico, dedicato a Arnaldo Mussolini, che nel suo disegno ripropone il modello urbano con i suoi raggi, incroci e piazze; quella centrale è segnalata dal Monumento ai Caduti, un monolite alto 15 m., collocato nel 1959 su un’ara-fontana, progettata da O.Frezzotti.

Al di là della circonvallazione, all’inizio di Viale Petrarca, un edificio privato, progettato nel 1950 da Frezzotti, è decorato in alto con un fregio continuo a graffito, rappresentante la campagna romana e i committenti. Da Piazza della Libertà proseguendo senza entrare nel Parco “Arnaldo Mussolini” lungo via Corsica e poi a destra lungo viale Gramisci, si arriva a piazza San Marco, l’ex Piazza Savoia realizzata nel 1933, che poi diventò il centro religioso-educativo della città.

Sulla piazza si affacciano la Chiesa di San Marco con le sue pertinenze, l’ex sede O.N.B. e di fronte la sede delle Associazioni Combattentistiche e abitazioni private; lungo Corso della Repubblica gli interventi I.N.P.S. e I.N.A., quest’ultimo su progetto dell’arch. C.Vannoni (1907), chiudono la piazza . La Chiesa di San Marco è collegata tramite bassi portici laterali con l’asilo e l’oratorio. La facciata presenta un alto portico a tre archi in tufo e travertino e ai lati le statue dei quattro evangelisti, incorniciate da pilastri che chiudono il prospetto.

Il campanile alto 37 m. sorregge una copia della Madonnina del Duomo di Milano, donata nel 1933 dall’Automobile Club di quella città. L’interno, caratterizzato da un’unica navata cui si accostano le cappelle fra loro comunicanti, è stato curato con particolare attenzione dall’arch. O.Frezzotti, che ne ha progettato la pavimentazione, il rivestimento, l’arredo, l’illuminazione e l’altare maggiore (ora rimosso), utilizzando, nello spirito autarchico di quegli anni, l’alluminio e l’alabastro del Circeo. All’ingresso la chiesa custodiva la statua bronzea “L’offerta del primo grano” donata nel 1935 dall’artista palermitano A.Ugo (1870-1950) e ora conservata all’interno della sede municipale. In asse con la fontana-colonna al centro della piazza, si affrontano l’ex O.N.B. (ora sede del museo dedicato a Duilio Cambellotti) e la sede delle Associazioni Combattentistiche. Il primo edificio si caratterizza per la sua forma cilindrica, sottolineata dai deboli rilievi dei fasci littori incisi a tutt’altezza, e per l’alto portale di tufo, fiancheggiato da statue marmoree raffiguranti atleti (ora perdute). L’altro edificio, analogo per altezza e volume, si arricchisce della decorazione di quattro tondi scolpiti (ancora in sito), raffiguranti allegorie della maternità e della guerra.

Gli edifici residenziali che si affacciano su corso della Repubblica, sottolineano l’innesto di viale Gramsci nella piazza e presentano portici e facciate varie per rivestimenti e fgiochi di volume; il più interessante è quello a corte con doppio accesso, che collega visivamente il verde interno con quello esterno sul retro della Prefettura. Proseguendo sul corso della Repubblica, l’edificio posto a destra che si affaccia anche sulla circonvallazione, è il cosiddetto Palazzo “M” (ex Casa del Fascio) che con l’ex Caserma G.I.L. faceva parte del Foro Mussolini rimasto incompiuto.

E’ considerata l’architettura più “fascista” della città, con la sua pianta a forma di M e il totale rivestimento di travertino; durante la guerrà è andata distrutta la torre centrale, che nella parte terminale assumeva la forma di un’aquila imponente e che nei diversi colori dei materiali avrebbe dovuto suggerire quelli della bandiera italiana.

Ha ospitato per decenni le scuole della città e conserva nello spazio antistante due delle quattro statue in marmo di Carrara, che decoravano l’ingresso della distrutta Casa del Contadino.

Girando a sinistra sul viale XXI Aprile è riconoscibile l’ex Caserma G.I.L., realizzata nel 1942 su progetto dell’arch. O.Frezzotti, incorporata nell’attuale Palazzo della Cultura (ospita il teatro e i musei civici), che doveva delimitare il Foro Mussolini.